Camera pulita e sistemata. Mens sana in [tradurre “spazio vitale” dal latino, grazie] sano. Sgranocchiare home-made pane con sesamo e pistacchi – alla ricerca dei panini con cui facevo colazione a Kiel, tempestati di semi rubati al mangime di qualche volatile.
Mio malgrado, ho fatto pausa.
Per non eccedere, l’ho fatta dopo essermi svegliata alle 6:00 P.M. di mercoledì, nottata in piedi, mattinata e primo pomeriggio a Milano per burocrazie&similia legate all’università. Pranzo da Pater, caffè con SiC rimpiangendo i tempi erasmusiani. Alle 7:00 P.M. di giovedì ero di fianco al portone del Duomo a fare da sfondo a fotografie di turisti giapponesi (“Mi sposto?” “No, no, rimani lì.”). Mi godevo lo schifo che Milano ti inietta nei pori della pelle leggendo Yourcenar, che ho scoperto apprezzare la purezza della razza. Quale razza sia quella pura non importa, è la purezza come concetto che le titilla l’estetismo. Si appella agli allevatori a tal proposito. Ma comunque. Comunque alle 7:00 P.M. ho pensato che il rientro a Milano, quel giorno, non era stato male. Confusionario in un modo non spiacevole. A fine giornata, poi, puoi cullarti nell’idea del momento in cui farai una doccia depurandoti da tutto quel caos.
Qualche ora dopo declamavo passaggi della Bibbia.
Una formazione indegnamente influenzata dal gioco di ruolo può renderti una primadonna senza pudore, quel genere di persona che deve dare un carattere a ogni singola parola scritta, a costo di divenire imbarazzante. Anzi, soprattutto per divenire imbarazzante, che fa ancor più spettacolo. Chiamiamola “Sindrome di Bottom”. Non nel senso che ti piace stare sotto, ma in senso shakespeariano – maliziosi ignoranti.
Aspettando la mia cieca Titania, ho applicato la mia Sindrome di Bottom ai miei scritti, per anni, secondo il principio “se fai fatica a leggere questo dialogo allora forse non è un dialogo ma una speculazione”. La Bibbia ha dei bei dialoghi, dovete ammetterlo. Potreste ammetterlo, se l’aveste letta. Chi ha criticato le incongruenze della Bibbia senza averla letta alzi la mano. Non lo sapete che non vale abusare delle conclusioni altrui per proclamare le proprie? Lo so, lo fa anche la Yourcenar appellandosi agli allevatori. Ma comunque. Comunque ognuno si diverte a modo proprio, credo si possa dire. Declamare la Bibbia mi diverte e fa sentire un po’ più me stessa. (Voglio un pulpito.)
Per farlo mi sono inflitta al Futuro Gesuita, che forse Gesuita non diventerà, ma ne avrebbe il ruolo. Vedete, mi serve un esperto per decostruire l’amore del prossimo, non me ne basta un cultore. Meglio farlo mentre ami il tuo prossimo in lui, tanto per uscire dagli schemi e smetterla di discutere di quel che aborri con persone che aborri. Ho passato, come troppi, la fase adolescenziale di ribellione alla Chiesa. La maggior parte delle persone che conosco ci sono ancora, aggrappate a quella ribellione senza averne esaurito gli argomenti, e mi diventano fedeli di un ateismo non definito, si coprono gli organi genitali con una mano mentre puntano il dito accusatore nei confronti del prete a cui hanno voltato le spalle in silenzio. E no, non vale abusare delle conclusioni altrui per proclamare le proprie ed enumerare le ottusità mentali del cattolicesimo, se ci si è ottusi nell’idea che la Chiesa dice che il preservativo è il Male è il vero Male. Troppo semplice – no?
Yourcenar mi accompagna con un lirismo pacato. Consiglio Il colpo di grazia con tutte le riserve del caso. A essere sinceri, ne ho amato così tanto il personaggio principale da poter non notare cose che meno mi convincevano. E poi c’è qualcosa, nella Yourcenar, qualcosa di così profondo che non viene mai a galla, che non mi convince. Qualcosa che aborrisco – e non capisco se aborrisco questa invisibilità perché la intravedo in me, alla stessa profondità poco esprimibile, o se l’aborrisco perché ben la conosco come cosa che non mi appartiene.
Chi lo sa?
Yourcenar è abbastanza brava a scomparire dinnanzi ai propri personaggi da essere difficilmente rintracciabile.
E io rifletto sui tipi d’amore e di amore del prossimo e su chi sia il Prossimo nella mia, tua, vostra, loro mente. Rifletto ancora sul ruolo del prete, in cui i troverei così bene per quanto concerne i rapporti interpersonali. Dovrebbe essere un prete di un culto parallelo e voi probabilmente non lo riconoscereste come tale perché scopa nei fine settimana, e allora potrei dirvi “sciamano”, ma so così poco degli sciamani che è meglio prendere in prestito una categoria conosciuta e modificarla all’occorrenza.
Penso di aver un genere d’amore non condizionabile. Non importa cosa fai per piacermi, oh persona da me amata, mi piaci per altri motivi. Deve essere frustrante, immagino, questo mio non lasciare al prossimo la possibilità di migliorarsi ai miei occhi adoperando un po’ di sbattimento. Vi piacerebbe davvero un amore incondizionabile, al di fuori della fiction? Un amore padrone di sé e non ammaestrabile da quanto voi tenete a lui. Un amore non corruttibile, insensibile alle vostre speranze, così che – se un giorno doveste trovarvi orribili e cercaste in lui un temporaneo scopo di vita – sarebbe morbido alle vostre lusinghe quanto un muro di ghiaccio. Peggio ancora, vi amerebbe anche quando vorreste essere odiati per potervi sentire forti.