Monadi.

Chat goliardica, e trovarmi a pensare che devo gestire Caine come fosse una monade impazzita.
A Berlino ho pensato che sarebbe stato meglio limitare il suo raggio d’azione nei progetti comuni; poi, ho pensato che sarebbe stato meglio escluderlo da alcuni; ora penso a me che in una serata X domandò senza pretesa risposta perché mai mi attirassi persone a cui ogni tanto spuntavano guizzi di rivalità.
Hyo suggerì che forse comunico che quello cerco e rispetto.
Che è quello che do.
Gli dissi che probabilmente aveva ragione.
Mi domandò perché lo facessi.
Ne nacque una lunga discussione che in sintesi era un:
“… Non saprei esattamente, in effetti.”

Tempo fa avrei colto i calcetti cainiani tirati come occasione per un confronto, che fa sempre bene.
Tempo dopo aver sbuffato e mi sarei detta: “Ripristinare le posizioni per la pacifica convivenza”.
Oggi… no.
Tutta la mia fame per lo scontro si è spostata su questioni molto meno identificabili ma molto più pressanti. Ricordo una discussione con lui sul trovare persone degne con cui gareggiare, in questo tedio esistenzialista che è la nostra vita. Ricordo di avergli detto che a un certo punto mi sono detta che era una presa per il culo, cercarsi ogni tanto piccoli singoli nemici per giocare all’antico gioco de “L’Avversario”. Cercavo qualcosa di più grosso – e serio e reale. Ci sono stati dei contro. Un contro è stato il trovare frivolo il suo giocare con singoli esseri umani. E altre cose. Sentirsi impegnati in qualcosa che si reputa importante rende le nostre opinioni dannatamente pesanti. Stabilisce nuovi ordini. Caine che divide il mondo in quelli che gli sono pari e in quelli che no. Quella che è stata detta sua pari in un discorso dice che non può parlare con lui di ideali per il semplice fatto che lui non li esperisce, quindi sarebbe come parlare di succulenti orgasmi avuti da un cazzo a una vergine. Stabilisci una linea, e sopra c’è scritto: “Di questo sarebbe inutile parlare con te”. Trapela, forse, il mio domandarmi interiormente se Caine è utile per altro oltre che il sesso e i giochi sociali in piccolo. Ne parlai a Joglar, e mi domandò che intenzioni avevo. Studiare, che domande. Pensarci poi, non ora. Anche alla questione dei ringhi cainiani. Ci sono persone che ogni tot tentano di nuovo la legge cane mangia cane per vedere se qualche vecchia conoscenza è diventata pasto; nulla che potrei deprecare, dato che attuo perniciosamente.
Ma ho altro per la testa.
Un “altro” che non mi vieta un tono da “ho fiducia nel fatto che un giorno avrai il valore che intravedo in te e non passerai le tue giornate pavidamente facendo il forte in situazioni facili e conosciute”. Nulla che mi piacerebbe sentirmi rivolgere. Nulla che non riesca a non pensare. La conclusione è: “Evitiamo il contatto per evitare un incancrenirsi”, limitandolo a stronzate goliardiche.
Però il sasso ormai l’ho lanciato.
E ritorna l’avvertire sporadicamente schegge di rivalsa. Habitué. Ogni tot compare una persona conosciuta e attacca oltre la soglia di pacifica convivenza. O io sono paranoica, che può essere. Cane mangia cane del cazzo. Non ho alcuna voglia di guardarmi attorno ben attenta a stilettate laterali da commedia degli intrighi con nel raggio una persona che ne dà per smaliziata noia. Non ho neanche alcuna voglia di montare un palcoscenico per colpire e ripristinare le posizioni per pacifica convivenza. Il punto è che non ho neanche del tutto l’intenzione di sciogliere le corde di un carico troppo ingombrante.

Il Faust e Mefistofele, e gli infiniti capitoli loro dedicati, sono il contributo commentato del Dio che Ride.
Goethe continua a starmi sul cazzo, beninteso.
E continuo a non riuscire a riconoscergli un inconsapevole preciso e chirurgico acume moderno.

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